Vince Seattle, vince la NFL, vince New York, vince la televisione. Alla fine l’unico a uscire sconfitto e nè Peyton Manning con i suoi Denver Broncos. L’edizione 48 del Super Bowl si conferma un successo. Soprattutto per i Seattle Seahawks che conquistano il primo titolo della loro storia, lasciando soltanto le briciole agli avversari come dimostra il 43-8 finale. Una gara senza storia che però non ha fatto desistere i telespettatori statunitensi che hanno fatto registrare il nuovo record con 111 milioni e mezzo, battendo il Super Bowl 2012. Almeno in questo Peyton ha battuto il fratello Eli che invece resta avanti per numero di titoli vinti (2 contro 1).
Il nuovo primato in termini di ascolto è una vittoria anche per la NFL che riesce sempre a organizzare uno spettacolo all’altezza delle aspettative, questa volta affidando lo show di metà partita a Bruno Mars e ai Red Hot Chili Peppers. Inoltre il commissioner Roger Godell azzecca anche la scelta di far giocare la finale a New York, malgrado il rischio del maltempo. Ma l’NFL è talmente potente che ottiene l’unica bella giornata, tra una nevicata e l’altra. E chissà che dopo le prossime edizioni di Phoenix e San Francisco, non venga privilegiata una meta di richiamo, piuttosto che la certezza di condizioni ambientali ideali.
La differenza di valori in campo, però, fa discutere se la vera finale non sia stata la finale della NFC, quella giocata a Seattle tra i Seahawks e i San Francisco 49ers. Gli stessi vincitori, e in particolare Richard Sherman, hanno apertamente dichiarato che quella è stata la partita più importante e che i californiani sono la seconda squadra più forte della Lega. Un brutto smacco per Manning che ancora una volta si vede appiccicata l’etichetta di perdente, anzi meglio dire di non vincente. Su tre Super Bowl, due persi, non sono una buona credenziale per chi aspira al titolo di miglior quarterback di sempre.
Un successo anche per Italia 1 che ha trasmesso la diretta, raggiungendo picchi di share di oltre il 22%, un vero trionfo per il football americano, da sempre etichettato come sport di nocchia, ma certamente spettacolo di massa.